Perché scrivere narrativa?
Perché scrivere narrativa?

Perché scrivere narrativa?

Perché scrivere narrativa?

C’è un universo composto di romanzi meravigliosi, racconti sorprendenti, storie semplici e intricate, saggi su ogni tipo di argomento; pare davvero che ogni cosa sia già stata scritta, che nulla di nuovo possa essere detto o raccontato.

Aggiungiamoci che il mercato editoriale, perlomeno quello italiano, è quanto mai ostile, che il numero di lettori è inferiore agli scrittori e in calo, perlomeno tra la popolazione che ha raggiunto l’età adulta.

Dunque, perché scrivere? Perché imporsi una faticosa e dolorosa autodisciplina, sedersi davanti un PC e spremersi le meningi per mettere in fila qualche pagina di frasi compiute che non annoi nessuno e soprattutto noi stessi?

Ovviamente non ho una risposta che sia quella giusta per tutti, ma io personalmente sono riuscita a trovare la mia motivazione e la condivido sperando che sia di stimolo per qualcuno.

Partiamo da un assunto condiviso più o meno da tutti.

Per scrivere una buona storia è necessario aver letto tanti tanti libri.

Chi non conosce la storia della letteratura non può creare nulla di davvero originale” sostiene Dacia Maraini. Come non essere d’accordo!

Leggere è indispensabile per migliorare la lingua, ampliare i propri orizzonti oltre che il vocabolario, imparare l’ortografia, le figure retoriche, come costruire una scena o suggerire un’emozione.

Bisogna leggere per saper scrivere.

Nessun maestro di scrittura creativa, nessun grande autore ti dirà mai una cosa differente, eppure… senza negare l’assunto, se ne potrebbe sostenere un altro che va in direzione ostinata e contraria.

Bisogna scrivere per saper leggere.

Alcuni anni fa, non abbastanza da dimenticarmene, ma sufficienti per smettere di vergognarmene, mi sono iscritta a un corso di tecniche del linguaggio poetico.

Non avevo mai scritto una poesia in vita mia e tantomeno ne avevo lette se non per obbligo scolastico, ma essendo tutto sommato affascinata dalle rime e dalla scrittura in versi mi dissi: perché no?

E così cominciai quella incredibile avventura. Per sei mesi una volta a settimana, seduta intorno a un tavolo con altri aspiranti poeti e guidati da un dotto professore, abbiamo cominciato un viaggio che ha attraversato secoli e secoli di poesia, studiando i vari stili e i linguaggi che si sono susseguiti fino ad arrivare ai tempi nostri. Di pari passo ci siamo cimentati nella scrittura e più le pagine del mio quaderno si riempivano di versi orribili, più leggere poesie vere, quelle scritte dai grandi mi piaceva sul serio.

Ho scoperto che in ognuna delle librerie della mia città ci sono almeno un paio di scaffali dedicati alla poesia che mai prima avevo notato e così, forte del linguaggio che avevo imparato studiando e soprattutto scrivendo, ho cominciato ad apprezzare veramente la poesia e oggi un’intera mensola della mia biblioteca è dedicata a contenere le raccolte dei più grandi.

Per tornare a noi… io scrivo per poter leggere, leggere nel modo “giusto”, intendo.

Sezionare il testo e trovarne l’anima, scoprire come l’autore ha strutturato la trama, gli atti in cui è divisa, la lunghezza degli stessi; notare le sfumature e la scelta dei vocaboli, l’accortezza con cui sono posizionati i punti e le virgole, il modo asciutto con cui sono strutturati i dialoghi, la cura con cui si è andati a capo.

Senza quelle ore massacranti accovacciati su un pc a battere tasti e cancellare e scrivere e ricancellare, aggiungere, cambiare e cancellare di nuovo tutto per poi riscrivere non riuscirei a leggere dietro le righe dei miei romanzi preferiti, a capirli fino in fondo ad apprezzarne le sfumature e leggere sarebbe come guardare una buona serie tv su Netflix.

Al contempo, che lo dico a fare, il mio assunto avvalora quello ufficiale.

Saper leggere nel modo giusto mi aiuta nella scrittura e si, lo so, siamo al circolo vizioso.

Ma se è vero com’è vero che qualcuna delle mie poesie alla fine è stata foriera di inaspettati complimenti, allora forse più che di circolo vizioso si potrebbe parlare di circolo virtuoso!

Per chiudere il cerchio (un altro) ecco che io ho trovato il mio personale stimolo e le fatiche della scrittura, le ore sottratte alla famiglia e agli amici, il dolore al collo e ai polsi e alle dita delle mani, trovano la loro ricompensa nel piacere intenso della lettura.

Potranno queste considerazioni consolare e stimolare altri oltre me?

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